wolf Eyes

Il suono elettronico sporco e degradato dei Wolf Eyes dal vivo incarna
la liberazione dello stadio terminale del rumore interno/esterno che
si riversa nello spazio contraendolo, senza regole nè limiti
di alcun tipo: caos neuronale che parte direttamente dal lato più
oscuro e mutato della mente umana con violenza inaudita e indisciplinata,
proprio come deve essere per dare visibilità sonora agli impulsi
individuali manipolati dal contatto con tutto quello che può
ispirare il termine "cultura postindustriale". Dopo questo
suono è difficile immaginare un oltre nell'amputazione/demolizione
sistematica del rock, personificato dai frammenti di chitarra elettrica
e/o filtrata da distorsioni, da inserti di voce al limite dell'umanità:
il noise estremo e chimico dei Wolf Eyes segna il limite, al momento,
della decostruzione e della manipolazione genetica di scenari sonori
da incubo terminale, tra il primitivo e l'ultra moderno che si incontrano
in una forma mostruosa e meravigliosa di estasi monolitica fatta di
scarti e schegge di realtà poco conforme.
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