white mice
Un Halloween romano estremamente soddisfacente
e rumoroso con i tre topi di Providence, nel Rhode Island, una zona
che sempre di più ci incuriosisce, a dire poco.
I White Mice sono Mouseeattongue al basso, l'incredibile
Euronanonymyhouse (!) alla batteria e Mouse Kinski (?) ai campionatori,
ma anche al sax (??). Tuttavia i nomi, in questo caso, sono soltanto
riferimenti occasionali, destinati a mutare velocemente, secondo il
concetto per cui non conta l'individualità dei singoli componenti,
ma la visione d'insieme: ironia malata e oltranzista, suono furioso,
abbattimento del silenzio. Le cavie da laboratorio si rivoltano in un
universo capovolto in cui l'ascoltatore diventa la vittima dell'esperimento,
il cui obiettivo finale consiste nella ricerca del noise più
eccessivo mai ascoltato da orecchio umano. Indifferenziazione, caos
e regressione, un live set implacabile, un impatto stordente accentuato
dall'estetica e dai travestimenti. Insensato e inutile cercare di fare
dei paragoni, anche dentro alla schiera delle band sonoramente oltraggiose
che incidono per la Load, di cui i White Mice al momento sembrano rappresentare
l'espressione più estrema.
Il disastro sonoro dei White Mice è stato degnamente preceduto
dal live dei Poltergroom, altro trio ma di provenienza
inglese: si presentano con maschere/cappelli a punta, catene e cinture
al collo e intorno al corpo, e soprattutto il batterista si fa notare
per lo sguardo e l'attitudine tra l'ultranfetaminico e lo psicotico.
Il concerto è un concentrato grezzissimo di grind noise, metal
e hardcore frullati insieme, sparato dagli amplificatori senza nessuna
pietà e senza minima traccia della visione globalmente arty
della band di Providence.
Live and cuddly...
Procedendo ancora a ritroso nella scaletta dei gruppi, ci imbattiamo
nei Bilge Pump, anche loro britannici e altro power
trio, ma di diversa impostazione sonora: molto più "tradizionalmente"
infatti i Bilge Pump "suonano", nel senso che compongono musica
che si risolve in "pezzi" definiti in se stessi con un inizio
e una fine, grande capacità tecnica e notevole impatto, distorsioni
perfettamente controllate e substrato fugaziano.
DJ Scotch Egg invece ce lo siamo persi: un attimo di distrazione...
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