vinicio capossela
Vinicio Capossela è un genio, e questo in Italia forse troppo pochi lo sanno. Personaggio eclettico, talentuoso autore, divertente e sempre intelligente, obliquo frequentatore, schivo esecutore. Il suo personalissimo cammino artistico ha dimostrato crescenti qualità, sia musicalmente che immaginativamente, ed ogni suo disco è l'evoluzione del precedente. Personaggio difficile da inquadrare, Capossela è come una sorta di eroe romantico, in bilico sulla tradizione della malinconia e del suo apparente opposto, gioia incontenibile. E durante il suo show capita di pensare in certi momenti
che si sia materializzato sul palco come da un universo parallelo, in altri momenti lascia senza fiato per la sua dolcezza.
Nel Solo Show, il lungo tour che lo ha portato per oltre un anno in giro per l'Italia, c'è veramente tutto il suo mondo: il mago Cristopher Wonder e i suoi numeri di prestigio, o la Banda della Salvezza, come la chiama Vinicio, con la sua miriade di strumenti strani. I personaggi di Capossela prendono vita all'interno di un freak-show, celebrazione del vittoriano Circo Barnum, invitati dal suono dell'organone Wurlitzer, dietro alla cui mole il maestro di cerimonia prodiga la sua liturgia. Uno spettacolo di tre ore di folle magia dove dentro finisce di tutto, dalla mitologia alla psicanalisi, il tutto rimescolato attraverso l'immaginario teatrale ma soprattutto ancora circense e popolare di inizio secolo, arcaico ma contemporaneo allo stesso tempo, come "nell'episodio" della maschera del Minotauro indossata per Brucia Troia, o come nelle poetiche stravaganze de Il paradiso dei calzini, e mentre lui canta una gabbia identica a quella per le bestie feroci gli si costruisce attorno d'incanto. La musica diventa la rappresentazione della sua immagine riflessa come in uno specchio, e ogni brano ha una storia da raccontare, una melodia da svelare, un segreto da rivelare.
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