Nick cave and the bad seeds
Elettricità
pura, avvolgente, stordente.
Nick Cave torna con gli ormai da tempo rinnovati Bad Seeds per presentare
l'ultimo lavoro, Dig, Lazarus, Dig!, titolo anche di questo
tour. E come una sorta di messia appunto elettrico, riesce a compiere
il miracolo, ovvero condensare in un solo disco l'essenza di una carriera
a dire poco leggendaria, ridisegnandone i punti fondamentali: l'immediatezza,
la concretezza e la vitalità del rock 'n' roll insieme al lato
oscuro dello stesso, la rilettura delle radici del blues insieme ad
una malinconia malata e farneticante, la tradizione letteraria "alta"
e "maledetta" e l'attenzione alla poeticità semplice
della vita quotidiana, il tutto condito da una religiosità protestante
ed eretica, nel puro senso della parola.
Il live a Sesto Fiorentino è stato l'esatta traduzione in suono
e musica di tutto questo: 2 ore di concerto tirate e implacabili, sottolineate
da una pioggia a tratti battente, uno show essenziale e diretto, le
chitarre e un hammond sporco e gracchiante sempre in primo piano, un
Warren Ellis indemoniato a fornire il giusto grado di distorsione. Padrone
del palco e della situazione come non lo si vedeva da tempo, o meglio,
come non mi è mai più capitato di vederlo dalla fine degli
anni Ottanta, Nick Cave ha sfoderato il meglio di se stesso, riappropriandosi
anche della totale profondità vocale che lo ha sempre contraddistinto,
sviscerandosi e sviscerandoci. Ma soprattutto sembra passato il tempo
della scarnezza e della sottrazione sonora, sostituito da una pienezza
sempre in crescendo, realmente rock'n'roll, come se la musica e l'impazienza
espressiva delle proprie osservazioni - deliri - punti di vista sulla
vita e sul mondo avessero finalmente trovato una specie di equilibrio,
e Nick Cave and the Bad Seeds finalmente trasformati in una vera orchestra,
un corpo unico capace di ogni sfumatura, contemporaneamente.
FOTO: Luca Tassinari
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