new york dolls
Lode alle bambole di New York, per la prima volta in Italia con il loro
rock'n'roll tossico e allucinato. L'iconografia è esattamente
e giustamente quella, storica, che tutti si aspettano, e che costituisce
il primo punto fondamentale di un live dei NY Dolls: cipria, rossetto,
cuoio nero e sberleffi per cinque personaggi che sembrano venir fuori
da un fumetto di serie Z.
Ma c'è anche il suono inconfondibile della band di David Johansen
e Sylvain Sylvain, che continua ad accendere passioni inestinguibili
per quell'impatto rancido e putrido, figli pestiferi di un'america bigotta
e provinciale. Niente di più, niente di meno, o si amano o non
si sopportano. Daccordo, purtroppo Johnny Thunders, Jerry Nolan e Arthur
Kane non sono più tra noi, ma non ha senso in questo caso soffermarsi
troppo sugli assenti, quando i presenti sono vere leggende di un'epoca
che è risultata realmente basilare per l'evoluzione del rock.
Oggi i New York Dolls sono un'altra band, eppure il concerto è
stato davvero godibile, divertente come ci si aspettava ancora prima
di entrare all'Estragon, e lo spirito ironico e autoironico è
rimasto inalterato.
David Johansen è come il padrone del palco e tale rimarrà
fino al termine: la sua voce, dal timbro inconfondibile, non è
più quella di un tempo, ma ci mette l'anima, si agita, strapazza
il microfono come fosse un James Brown sotto psicofarmaco.
Il delirio dei presenti esplode con pezzi storici come "Looking
for a kiss","Personality crisis", "Frankenstein",
ma perfino i brani più recenti danno un contributo elevato alla
riuscita del concerto, ogni canzone é come un miniclassico del
glam punk rock'n'roll, fino al tripudio generale di "Trash"
e "Bad Girl".
In questo modo è terminata l'ennesima lezione di rock'n'roll,
alla prossima... e speriamo che sia presto!
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