Million Dollar Baby
Frankie Dunn (Eastwood) è un anziano e solitario allenatore di
boxe che dirige una palestra nella periferia di Los Angeles assieme
a Scrap ( Morgan Freeman), un ex-pugile che in tempi passati è
stato il suo promettente allievo.
Solo e dimenticato da una figlia a cui scrive lettere che tornano regolarmente
al mittente, Frankie si lascia vivere.
A spezzare la monotonia della sua esistenza arriva Maggie (Swank), una
dilettante non più giovanissima, trascurata dai familiari, che
intende diventare una campionessa del ring: con un po’ di difficoltà
riuscirà a convincere Frankie, che non ha mai allenato una donna,
a prendersi cura di lei. Sarà per entrambi un’occasione
di riscatto.
Un film solido, classico, tradizionalmente narrativo, basato sulla bravura
degli interpreti e sulla concretezza dei dialoghi, una trama che fonde
il mondo della boxe con storie di ordinario fallimento, di vite che
scivolano via a vuoto nel tempo, in attesa di un riscatto, e dell'amore,
universalmente inteso come gratitudine, disponibilità, unione
di intenti e di anime.
Ma, aldilà di una realizzazione stupefacente per la sua perfezione
stilistica e per la dolcezza malinconica dei personaggi, come sempre
Eastwood non smentisce il proprio nocciolo duro all american, fatto
di parallelismi elementari (allenatore-allieva>padre-figlia) e di
atroce sofferenza insistita che diventa inutile e ridondante (alla Swank
ormai completamente paralizzata in un letto di ospedale viene amputata
anche una gamba, causa cancrena), tutta una serie di elementi che lasciano
lo spettatore tra l'inebetito e il disturbato in un modo vago, indefinito,
e la morale è sempre quella: chi malnasce inevitabilmente malmuore,
o malperde...
>>back