laurie anderson - special guest lou reed
Laurie Anderson ha scelto sempre strade difficili. Ha studiato scultura, ma è rimasta folgorata dal minimalismo di John Cage e dagli esperimenti sonori di Edgar Varese. Coniugando minimalismo, musica elettronica e cultura pop, la Anderson ha ridefinito il concetto di avanguardia riuscendo a rendere popolari spettacoli dalla forte connotazione concettuale. Il suo nuovo progetto intitolato HOMELAND è una combinazione di storie e canzoni, che delineano un ritratto poetico e politico della cultura americana contemporanea. Ideato come un unico lungo brano musicale, HOMELAND si muove attraverso mondi diversi, dalla tragedia greca ai modelli commerciali americani. Il concerto di questa sera è un precipitato di narrativa, canzoni, poesia e arte visiva. HOMELAND è un progetto carico di tensione. Laurie Anderson la usa come pretesto per agitare domande inquietanti, per affollare i nostri sogni dai fantasmi del nuovo millennio. Intorno a lei ruotano le storie, i dubbi, speranze e follie di tutti noi. Ora la musica èun vago scenario di fondo, una sottilissima ombra, e le storie un po' vere e un po' fantastiche che la Anderson da sempre ama raccontare diventano fiabe per adulti. Il mondo che agisce sul palcoscenico trasforma idee e ossessione in forme sensuali e avvolgenti. Tutto diventa magia quando sul palco fa la sua comparsa Lou Reed. A chitarra spianata, i duetti col violino della Anderson diventano un gioco rituale nei codici del rock live. Ancora più magro, sempre in nero, Lou si è mostrato ansioso di dimostrare che non è solo l'espressivo cantore metropolitano dalla voce scura e inconfondibile, ma anche un ruvido chitarrista da manuale. I tempi cambiano e le ombre si rischiarano nelle sofisticate immagini a colori che fanno da coreografia, complice forse l'amata Laurie Anderson. Il finale è da pelle d'oca: una versione da brividi di "I'll Be Your Mirror", pezzo che rappresenta il punto più alto della poesia velvetiana. Lou Reed la scrisse nel 1966 dedicandola a Nico...ma questa è un'altra storia.
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