The Chinese Stars+Velma
Abbiamo seguito l’ultima parte del festival Musica Nelle Valli,
organizzato da Fooltribe a Finale Emilia. La struttura allestita per
l’occasione è un colorato tendone da circo, che immerge
il posto in un’atmosfera da provincia polverosa e decentrata che
personalmente ci piace molto… Due in particolare i gruppi che
lasciano il segno.
I primi sono gli svizzeri VELMA, una vera e propria
rivelazione per chi come noi non li aveva mai ascoltati. Si tratta di
quattro individui dall’aspetto bizzarro, cantante, batterista
e chitarrista in primo piano, più uno strano tipo sullo sfondo
che scrive su un foglio elettronico. Hanno allestito sei minimonitor
su cui scorrono a ripetizione cortometraggi boschivi e ventosi, immagini
in loop che contrastano con la musica a metà tra il digitale
e l’analogico e con l’attitudine nervosa della voce. Il
pubblico, inizialmente stralunato e scettico (sento tra l’altro
di sfuggita alcuni commenti che mi fanno digrignare i denti a proposito
dell’abbigliamento della band, orientato su una stile retro-bancario
che evidentemente “non va bene” per l’occasione…),
si lascia coinvolgere dalla performance e dal suono elettronico e a
volte decisamente pop-dance.
Lo spettacolo ricorda certi happening multimediali di qualche anno fa,
lo stile è decisamente europeo, lineare e neutro ma segnato contemporaneamente
da una tendenza psicotica e raggelata. Incurisiti, abbiamo poi visitato
il loro sito e consigliamo agli interessati di dare un'occhiata, soprattutto
al singolare merchandise: www.velma.ch
Segue il motivo del nostro essere là, THE CHINESE STARS,
nati per metà (ovvero voce e batteria) dalle ceneri dei caotici
ed esaltanti Arab On Radar, il gruppo che è riuscito dopo lo
stordente live di qualche anno fa insieme ai Kid Commando (grazie ancora
a Fooltribe) a farmi riavvicinare al, diciamo, rock, dopo anni di sconforto.
Scopro tra l’altro che i Chinese Stars prendono il nome dalle
micidiali stelle ninja per cui scoppiò una sorta di mania tra
gli adolescenti americani nei primi anni Ottanta...semplicemente se
le lanciavano a vicenda…Il resto della band è composto
dal bassista degli ex-Six Finger Satellite e da un chitarrista che resta
volutamente avvolto nel mistero, senonchè durante tutto il concerto
si agita e manipola il suo strumento in ogni posizione possibile. In
effetti l’assetto sonoro dei Chinese Stars poggia soprattutto
su una base ritmica post punk, scandita e martellante, mentre la chitarra
si regolarizza e segue, oppure si distorce in sottofondo. In certi momenti
il suono si avvicina alla tekno, una cassa dritta ottenuta però
con gli strumenti del caso (eccezionale il batterista) e armonizzata
da inflessioni funk e seventies. I toni sono insomma profondamente lontani
dall’isteria profonda neurotica e affilata degli AOR, si melodizzano
e allargano il tiro (e il pubblico). La vera forza del live erompe dalla
presenza travolgente e contagiante del cantante e front-man Eric Paul:
la sua voce perennemente in falsetto accompagnata da impiccamenti con
il microfono e sussulti sadomaso resta in bilico tra grande divertimento
e seria preoccupazione. Dispiace la brevità del concerto (un’oretta
o poco più), dovuta al materiale ancora scarso e pubblicato dalla
Skin Graft, ma siamo convinti che ci sarà modo di rivederli presto.
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