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caroliner Rainbow


Una leggenda americana racconta la storia di un'anziana vedova e delle esibizioni ambulanti del suo toro, in lunghe peregrinazioni di stato in stato, di villaggio in villaggio, alla ricerca di qualche soldo per tirare avanti. Alla fine della stagione autunnale la signora decide di tornare a casa ma una volta arrivata si rende conto che non le rimangono che pochi dollari; non le resta altro da fare che raggiungere la stalla, tirare fuori un coltello e uccidere il suo fedele amico, il toro, poi taglia le parti commestibili dell'animale, se le cucina, mangia e va a letto soddisfatta. Ma, durante la notte, un grido terribile la sveglia, seguito da un suono strano e melodioso. Impaurita, la vecchia scende nella stalla, guarda nella cella, spalanca la bocca e crolla a terra lentamente, alla vista della carcassa del toro che canta le canzoni degli uomini imparate durante il lungo viaggio. Il nome del toro è, appunto, Caroliner, e la leggenda dice che da quel momento non ha mai smesso di cantare..

caroliner rainbow_1 Tutta questa premessa (per cui ringraziamo l'articolo di Federico Savini su Blow Up di marzo) per dare un'idea del background da XIX secolo rurale e primitivo da cui emergono gli incredibili Caroliner Rainbow, un gruppo di extra-culto proveniente dall'area di San Francisco, un ensamble mutevole e oscuro che dal momento dell' uscita del primo disco nel 1985 si rifiuta a tutt'oggi di produrre CD, preferendo vinili di ardua reperibilità pubblicati in copie tutte diverse tra loro e confezionati a mano con veri pezzi di rifiuti, o con cartoni per pizza o buste di plastica per la spesa. Il loro live è un'esperienza folle e liberatoria, contemporaneamente inquietante, violenta.
Durante lo show si provano diversi stati d'animo, si va dal puro divertimento infantile a uno stato mentale di semi-catalessi, mentre il corpo si muove da solo al ritmo di un suono indefinibile, che unisce noise, rock, psichedelia, folk viscerale e delirante, il tutto alimentato da una scenografia acida, coloratissima ed eccessiva in cui i (stavolta) sei si indistinguono a causa del mascheramento clonato dallo sfondo, per un effetto d'insieme che ha del sublime e che inevitabilmente porta a immaginare visioni di film mai realizzati, luminosi, malati, terrorizzanti, ma anche ingenui. Non scherzo quando dico che è una delle cose più strabilianti mai viste in anni di concerti, e che ti rimane attaccata addosso per un bel po', soprattutto durante il sonno...

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+WOUNDED HEAD+ALLUN+VENTOLIN ORCHESTRA

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